La FAO esplora i rischi per la sicurezza alimentare derivanti da pesticidi, farmaci veterinari e microplastiche sul microbioma intestinale
Credito immagine: Prakash Aryal, Pixabay e Magda Ehlers tramite Pexels
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha pubblicato i risultati di un’ampia revisione della letteratura che esamina gli effetti del consumo di tre contaminanti chimici alimentari pervasivi – residui di pesticidi, residui di farmaci veterinari e microplastiche – sul microbioma intestinale umano. Le revisioni della letteratura mirano a colmare le lacune nelle conoscenze esistenti su come i componenti alimentari possono avere un impatto sul microbioma intestinale e sulla salute umana, informazioni cruciali per migliorare la valutazione del rischio per la sicurezza alimentare.
La sicurezza alimentare è stata al centro delle tre revisioni, che identificano i limiti della ricerca, le lacune nelle conoscenze e le aree che necessitano di ulteriori indagini prima di utilizzare i dati del microbioma intestinale nelle valutazioni chimiche e nel progresso della valutazione del rischio per la sicurezza alimentare. Le revisioni possono servire come punto di partenza per discussioni multidisciplinari con i valutatori del rischio per sostenere la scienza normativa e lo sviluppo delle politiche.
Sebbene la letteratura disponibile, e quindi le conclusioni e le raccomandazioni della FAO, siano molto più estese per quanto riguarda i residui di pesticidi rispetto ai residui di farmaci veterinari o alle microplastiche, tutte e tre le revisioni sottolineano la capacità dei rispettivi contaminanti chimici di alterare il microbioma umano e necessitano di ulteriori ricerche.
Il microbioma intestinale
Il microbioma intestinale è una comunità microbica altamente dinamica e complessa che risiede e interagisce all’interno del tratto gastrointestinale (GI). Queste comunità possono prendere parte a varie attività fisiologiche, come la digestione e la funzione immunitaria, e aiutare a mantenere l’omeostasi intestinale e sistemica. Inoltre, il microbioma intestinale è molto sensibile ai fattori ambientali, compresa la dieta, che possono avere effetti sia positivi che negativi sulla salute. Gli squilibri del microbioma intestinale sono stati associati a vari disturbi, tra cui l’obesità, il diabete e le malattie infiammatorie intestinali. Con l’avvento delle tecnologie “omiche”, lo studio del microbioma intestinale ha adottato un approccio olistico, consentendo una comprensione più profonda delle complesse interazioni tra microbioma e ospite.
Residui di pesticida
La revisione della letteratura della FAO sugli effetti dei residui di pesticidi sul microbioma intestinale ha incluso studi sui roditori, che hanno rivelato alterazioni del microbioma intestinale e dell’omeostasi degli animali nella stragrande maggioranza dei casi, con limitata dimostrazione di causalità. Alcuni studi in vitro hanno mostrato anche disturbi microbici. Tuttavia, valutare la rilevanza di questi risultati rimane difficile in assenza di un microbioma sano e di una disbiosi definiti. Sono necessarie ulteriori ricerche e linee guida per 1) stabilire la causalità e i meccanismi coinvolti, 2) studiare l’impatto dei residui di pesticidi a basso livello nel microbioma e 3) considerare il microbioma intestinale nella valutazione del rischio dei residui di pesticidi.
Il rapporto comprendeva quattro raccomandazioni principali. Il primo è organizzare una serie di incontri che coinvolgano valutatori del rischio ed esperti multidisciplinari di microbioma per:
La FAO raccomanda inoltre attività di ricerca che indaghino il coinvolgimento del microbioma intestinale nella trasformazione chimica dei pesticidi e i cambiamenti nella tossicocinetica e nella tossicità dei composti; esposizione cronica a residui di pesticidi a basso livello; co-esposizione ai pesticidi e valutazione dei coformulanti dei pesticidi; e dimostrazione della causalità e dei meccanismi coinvolti. Inoltre, la FAO raccomanda di unirsi e contribuire agli sforzi della comunità scientifica che mirano a stabilire modelli adeguati per la ricerca sul microbioma, standardizzare i metodi in vivo e in vitro utilizzati per valutare la sicurezza dei residui di pesticidi e di altre sostanze chimiche rilevanti per la sicurezza alimentare e standardizzare metodologie analitiche comprese quelle basate su tecnologie omiche.
Infine, la FAO raccomanda di sviluppare linee guida per gli scienziati per contribuire ad armonizzare gli studi sul microbioma e garantire la qualità dei dati, coprendo aree quali: